Come specialista dell’infanzia e dell’adolescenza, cercherò di presentare argomenti che mi vengono frequentemente sottoposti in studio o durante gli incontri con i genitori in modo da suggerirvi dei consigli sulla base di chiavi di lettura che non sono sempre immediate.
Prendiamo ad esempio il caso del bambino che si offende troppo facilmente.
Ricordiamo che il “per un niente” è il nostro punto di vista: cerchiamo di capire, invece, cosa si nasconde nella testa del bambino quando non accetta di perdere al gioco (questo vale anche per gli adulti… rimasti bambini), non tollera un rifiuto o di passare dopo gli altri e non per primo, ecc.
Per una nostra frase apparentemente innocua, ecco che il bambino si ammutolisce e si chiude come un’ostrica. Sembra che non sopporti la minima osservazione.
La nostra prima reazione è di sdrammatizzare: “Non ti offenderai per una simile baggianata!”. Questo è un grosso errore. Cerchiamo, invece, di comprendere il motivo della sua contrarietà. Paradossalmente, il suo mutismo è “parlante”, perché non ha altri modi per esprimere il suo malessere e la sua delusione.
Il ruolo dei genitori è, quindi, non quello di penalizzare questo suo atteggiamento bensì di avvicinarlo con dolcezza ed empatia, cercando di aiutarlo ad esternare la sua emozione, a tradurre i suoi sentimenti, anche se negativi, con le parole, a permettersi di avere il broncio pur con la paura di farsi sgridare.
E’ una vera e propria arte riuscire a calmare i bambini che soffrono nel loro intimo e per questo facciamo attenzione a tendere sempre l’orecchio e ad evitare le frasi che possono contrariarli inutilmente.
Ad esempio:
- “Oh, ma quanto sei imbranato!”: gli fa perdere fiducia in sé e non fa che rafforzare quello che pensano di lui i genitori;
- “Smetti di avere sempre paura”: è una frase controproducente, perché chi ha paura ha bisogno di essere rassicurato e non ripreso;
- “Faresti bene a seguire l’esempio di tuo fratello”: è assurdo paragonare i bambini tra di loro mettendoli in una situazione competitiva angosciante invece di valorizzare quello che ognuno di loro ha di originale e ammirevole;
- “Sei veramente una nullità in matematica”: meglio dirgli “Sei veramente forte nello sport ma ti servirà anche la matematica”, evitando di etichettarlo come ignorante o finirà per aver di sé questa percezione e non cercherà di migliorare;
- “Con te è sempre la stessa cosa”: il bambino pensa di non avere via di uscita, data la ripetizione degli stessi errori; questa frase danneggia la relazione genitore-figlio e soprattutto non stimola il bambino al cambiamento.
Non c’è niente di peggio per un bambino che deludere i genitori, perché questo lo porta a temere di perdere il loro affetto, che per lui è tutto.
Cerchiamo, quindi, di rassicurare sempre il bambino su un aspetto fondamentale: l’amore di un genitore per un figlio è sacro e mai si potrà cancellare, qualsiasi cosa succeda.
Citeremo prossimamente qualche situazione riferita alla propensione al sentirsi offeso.
Senza perdere di vista un aspetto: parliamo di bambini, ma questo vale anche, purtroppo, per tanti adulti!
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