Ci si chiede spesso, con invidia, quale sia il segreto di quelle persone che si lasciano scivolare tutto addosso. Non si tratta di un miracolo, bensì di una mente che permette di reagire in un modo o in un altro in risposta ai bombardamenti esterni. Vi propongo oggi altri suggerimenti per acquisire maggiori capacità reattive di fronte alle delusioni ed ai fallimenti che seminano la nostra strada.
Bisogna lavorare sulla propria elasticità mentale
Troppo spesso delineiamo in modo preciso quello che sarà la nostra vita, il nostro lavoro, il nostro compagno di vita o l’amico prediletto. Niente da fare, non riusciamo ad uscire da questa rigidità che ci fa sentire al sicuro senza dover affrontare imprevisti. In realtà si tratta di una falsa protezione. Questo tipo di rigidità mentale ci porta ad incontrare sempre le stesse persone, a riprodurre di continuo le stesse decisioni, le stesse reazioni e quindi anche le stesse avversità. Per reagire ad una sconfitta l’unica soluzione è fare posto allo “sconosciuto”, buttandoci in ambienti nuovi, testando altri modelli relazionali, cercando nuovi centri di interesse per far emergere dell’inedito. Sembra, all’inizio, impossibile staccarci dai nostri vecchi modelli standard rassicuranti per affrontare, con angoscia, la novità. Poco a poco, a piccoli passi, ci si riesce e vedrete quanta soddisfazione proverete nel vivere in un mondo più allargato e più elastico, morbido. Probabilmente troverete là il successo, lontano dalle disfatte precedenti.
- Accettare l’aiuto di una terza persona
Dopo essere inciampati varie volte, la reazione è quella di chiusura: spesso, per paura di dover subire la pietà altrui o un giudizio negativo, di leggere nello sguardo di altri una delusione, il vostro orgoglio vi porta a decidere e manifestare di non aver bisogno di nessuno. Isolarsi è un errore, perché non ci permette di distaccarci dalla nostra esperienza negativa per averne una visione più obiettiva. E’ come guardare un quadro: se mi avvicino troppo non lo vedo nella sua globalità e quindi la mia visione è errata; ci vuole la giusta distanza per percepirne sia i dettagli che l’insieme. Per eliminare questa eccessiva soggettività nel rammentare e parlare dell’esperienza negativa appena vissuta, meglio rivolgersi ad una persona che non ci conosce bene, per eliminare il rischio del mettere in gioco l’affettività.
Chi ci conosce da tempo sembra la persona più appropriata, ma non lo è! Anche lei è condizionata dall’esperienza del passato relazionale con voi. Cerchiamo, quindi, di facilitare nuovi incontri con coloro che sentiamo come “validi tutori”, rivolgendoci ad uno specialista, oppure semplicemente di pensare ad un modello che ammiriamo ed al quale vorremmo rassomigliare, persona sconosciuta o famosa che sia.
- Datevi una seconda possibilità
Qualsiasi fallimento ci lascia una sensazione di perdita irreparabile. Abbiamo perso e mai più le cose saranno come prima: beh, oserei dire… per fortuna! Quante volte insisto, nei casi di separazione, dicendo “meglio che le cose siano andate così, è la tua salvezza, puoi rinascere…“. Perché non immaginare che il meglio sia da costruire? Quante volte sento le persone, a posteriori, darmi ragione dopo aver cambiato vita, che sia nel lavoro o nel campo sentimentale. Il problema nasce dal nostro atteggiamento dicotomico, tutto o niente, ma anche dal fatto di aver investito talmente tanto in un progetto di vita da aver perso di vista noi stessi. Non si tratta di rinnegare i lati positivi ma neanche di rammentare solo quelli! Quanti dubbi, insoddisfazioni, sofferenze abbiamo vissuto. Pensandoci bene, prenderete meglio coscienza di quello che non volete più e di quello che vi farebbe stare bene.
In tal modo, si riesce a costruire una seconda possibilità. Sappiamo troppo bene che la fortuna non cade dal cielo, bensì va costruita con i lo sforzo necessario.
Quindi, per venirne fuori, passiamo all’azione senza aspettare troppo! Ce la farete e sarete premiati.
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