In questo clima estivo propizio alle coccole tra adolescenti, cerchiamo di dare loro le risposte appropriate in modo che vivano al meglio il mix di mare, sesso  amore.

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Se la domanda della ragazza è “Fa proprio male la prima volta?“, evitiamo di rispondere, come a volte sento fare, “A volte sì, non è sempre piacevole”.

Parliamo con lei del fatto che il dolore è avvertito quando non si è rilassati, quando c’è una sensazione di costrizione, di violenza, di autoimposizione (per vari motivi) al posto del vero e proprio desiderio. A volte si fa l’amore la prima volta per paura di perdere il ragazzo o solo perché tutte le amiche l’hanno già fatto!

Il rapporto sessuale va vissuto, invece, in base a quella chimica che stuzzica nell’una il desiderio dell’altra persona. La penetrazione è più facile ed indolore se l’uomo usa molto garbo, se l’attrazione è tanta da permettere una perfetta lubrificazione della vagina. Il desiderio fusionale con l’innamorato può rendere tutto piacevole, dolce, morbido, scivoloso.

Alla domanda sul presunto dolore della prima volta dobbiamo, quindi, rispondere che non fa male, spiegando anche com’è fatto l’imene e aiutando la ragazza a concentrarsi sin dall’inizio sulle sue sensazioni propriocettive. E’ importante che lei si concentri su quello che percepisce nel suo corpo invece di anteporre mentalmente l’idea del dolore e del dominio dell’altro su di lei. In quel momento, lei si offre, si copncede a lui, gli permette questa intimità.

Parlando con la ragazza, possiamo anche aggiungere di non basarsi esclusivamente sulla prima esperienza; la seconda sarà migliore, la terza ancora di più. La sessualità è un apprendimento: impariamo a conoscere noi stesse ma anche l’altro, non solo a livello fisico ma anche le reazioni, i desideri, le fantasie.

Le ragazze che iniziano la propria vita sessuale stanno intraprendendo un lungo cammino che durerà tutta la vita: l’importante è partire con il piede giusto!

Recentemente, una diciasettenne, venuta da me dopo il suo primo rapporto “deludente”, mi ha chiesto: “Tutto lì?“.  Si capisce, da questa domanda, quante aspettative avesse sulla base di racconti più o meno veritieri delle coetanee, non ne aveva mai parlato con sua madre e questa, a sua volta, non l’aveva nemmeno preparata all’arrivo del ciclo. A casa regnava attorno alla sessualità un mistero: non se ne parlava, non perché fosse peccaminoso, secondo lei, ma forse perché troppo bello e quindi pericoloso! Un po’ come l’attrazione per la droga, insomma. “Chissà che effetti mi riserva!“. “Se è cosi buona, ci potrei cascare“. Quindi, la ragazza si aspettava fuochi e fiamme, di essere lanciata chi sa in quale dimensione quando  il suo compagno, anche lui alle prime armi, non ha fatto altro che esprimere al meglio il suo desiderio di comunione, di fusione.

Parlando con i nostri figli, cerchiamo di relativizzare tutto, di non proiettare su di loro quella che è la nostra realtà, il nostro vissuto, le nostre frustrazioni. Ogni esperienza è singola, originale, da rispettare e possibilmente da condividere verbalmente quando e se l’adolescente ha bisogno di chiarimenti o di sfogo.

Il pudore, la paura di non essere all’altezza nel rispondere, l’imbarazzo di fronte all’argomento sesso, il rifiuto di vedere crescere il figlio, la gelosia e la possessività generate dall’idea che possano darsi ad un altro: sono tanti i motivi che ci fanno perdere la meravigliosa occasione di essere utili nell’instradare al meglio l’adolescente sulla via dell’amore.

Questa è educazione.