Rubinetti, gas, finestre… per alcune persone possono essere una vera ossessione. Come si spiega il bisogno di verificare che tutto sia a posto prima di uscire di casa?
Una mia paziente, apparentemente una persona sicura di sé e dei suoi contatti con l’esterno, mi ha detto: “Non riesco ad uscire da casa mia così, all’improvviso. Vivo nella precisione, una cosa dopo l’altra, e questo mi prende tanto tempo. Prima di uscire da casa, ho bisogno che tutto sia perfettamente in ordine e controllo di non aver dimenticato niente che mi possa eventualmente essere utile. Solo in tal modo esco con la mente libera. Mia madre faceva la stessa cosa verificando all’infinito se il rubinetto del gas fosse ben chiuso. Mi tocca essere come lei. Tutto sommato, ho organizzato la mia vita con questa specificità e ciò non mi crea grossi problemi nella quotidianità. Basta includere nella mia programmazione un’ora di preparativi e verifiche varie e non sono mai in ritardo…“.
Perché si assume questo atteggiamento?
A volte può capitare che ci sia, prima di uscire di casa, un momento di panico. Si verifica se il gas è ben chiuso, se le luci sono spente, se il cellulare è al suo posto nella borsa e poi se la porta è ben chiusa a doppia mandata. Dopo qualche secondo, però, nasce di nuovo il dubbio, che porta a tornare sui propri passi per una seconda verifica. Manca la fiducia in quello che abbiamo visto o fatto.
Consiglio, quindi, di eseguire ogni gesto raccontandolo ad alta voce in modo tale da avere una percezione anche uditiva di quello che si sta facendo. Sarà di aiuto per la mia memoria.
Come abbiamo visto anche in altri post, attraverso i rituali si cerca di dominare il caos interiore più che il contesto nel quale ci si muove. Attraverso la ripetizione delle verifiche e dei controlli vari, si impedisce all’ansia più profonda di emergere e dilagare in noi. Focalizzandosi sulle paure varie, appoggiate ad oggetti o situazioni specifici, quest’ansia di fondo non trova una destinazione precisa. Facendo tutti questi controlli, ci concentriamo sui nostri gesti e creiamo una barriera all’ansietà che ci attanaglia in sordina.
Tutte queste verifiche sono anche mezzi per ritardare il momento di affrontare e confrontarsi con il mondo esterno. E’ come non darsi il permesso di staccarsi da qualcosa o qualcuno, come se fossimo trattenuti e quindi giustificati a non uscire. Inconsciamente, è un atteggiamento infantile che ricorda quando non si poteva uscire da casa senza un adulto che si assumesse la responsabilità di accompagnarci.
Inoltre, questo comportamento maschera la paura di sbagliare e di meritare una punizione. “Lasciando il gas aperto metto a rischio il palazzo…“. Verificare le proprie azioni in modo ripetitivo, spesso irrazionale, a volte ossessivo, è un meccanismo di difesa che esprime un bisogno di riassicurazione. E’ come se non ci sentissimo legittimati come adulti: anche in questo caso si desidera arginare l’angoscia ma oltre a ciç si vuole trattenere l’aggressività e finalmente sentirsi responsabili delle proprie mosse.
Il problema di fondo è che l’angoscia genera il rituale, che a sua volte alimenta l’angoscia.
Quando questi comportamenti diventano invalidanti nella quotidianità, meglio chiedere consiglio o aiuto ad uno specialista.
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