La scorsa settimana abbiamo iniziato ad analizzare quali siano i possibili scenari che si celano dietro ad un bambino che si fa continuamente male ed abbiamo presentato alcune ipotesi. Oggi completiamo il percorso analizzandone altre due.
- Il bambino è spericolato!
E’ particolarmente attratto dalle situazioni al limite e dal pericolo, cerca una forma di sfida, ha bisogno di vibrare, di scariche di adrenalina per rendere la sua vita più stimolante ed interessante. Questo bambino ha bisogno di sentirsi onnipotente, probabilmente non avendo ricevuto dei divieti da piccolo. Egli pensa consciamente di essere invincibile, di essere sempre il più forte e che niente gli può succedere. Nell’inconscio invece, c’è la sfida al pericolo fino a rischiare di farsi del male. Cerca, con il proprio corpo, quei limiti che non gli sono dati nella sua quotidianità. Abbiamo già visto in passato quanto questi famosi “limiti“, in realtà, non siano frustranti per il bambino ma risultino, al contrario, rassicuranti. Egli sa in che spazio muoversi in tutta tranquillità e verifica anche l’amore dei genitori che lo crescono con attenzione.
In alternativa, può essere che il bambino sia stato cresciuto, da piccolo, in un ambiente con stimoli uditivi e visivi molto forti (tanta gente, tanto rumore, tanti cambiamenti). Abituato in tal modo da bebé, percepisce l’assenza di stimoli al di sotto di un certo livello di eccitazione. La ricerca del pericolo, quindi, gli può provocare eccitazione e soddisfare questo suo bisogno.
Come aiutarlo? Se ha tanto bisogno di adrenalina, diamogliela! Si può scegliere un’attività sportiva adatta alla sua età praticata in un contesto sicuro, portarlo in bicicletta, sui rollerblade o sullo skateboard, tutte situazioni eccitanti perché c’è sempre il rischio della caduta. I genitori devono prendere coscienza del loro ruolo, saper dire di no, inquadrare i figli al meglio entro certi limiti per il loro bene e per proteggerli.
- Il bambino vuole attirare l’attenzione
Il bambino che si ferisce è sicuro di “possedere” il genitore che lo accompagna al pronto soccorso, tutte ore dedite in esclusiva a lui. La stessa sensazione la prova mentre lo curate e lo coccolate a casa, in una situazione meno grave, allorché sente la vostra preoccupazione per lui.
Provocare su di lui il vostro sguardo attento e ansioso è l’unico modo che ha scovato questo bambino per sentirsi importante ai vostri occhi. Chi sa, magari alla sua nascita vi siete dedicati troppo alla sorella maggiore nel timore che potesse soffrire di questa nuova situazione, oppure voi stessi siete entrati in crisi, individualmente (depressione post partum, angosce varie) o in coppia (accuse per il sentirsi sola, non accettazione totale del nascituro che ha scombussolato uno pseudo-equilibrio): possono esserci state difficoltà di vario tipo. In tal caso, il bébé stesso non ha percepito sicurezza nel suo necessario attaccamento alla madre e continua a verificare, da ragazzo, quanto le sue figure genitoriali possano essere delle colonne sulle quali appoggiarsi.
Come aiutarlo? Non esitate a dirgli e ripetergli quanto lui sia importante per voi e quanto lo amate così com’è: ha bisogno di questa certezza! Dategli la massima attenzione di continuo, senza aspettare che si faccia male; parlate, giocate, condividete esperienze assieme. Ditegli chiaramente che è più bello andare al cinema tutti insieme piuttosto che… portarlo all’ospedale.
Ma… pensandoci bene: avete notato che più i genitori sono ansiosi più i ragazzi sono maldestri e scavezzacollo? Anticipando di continuo il “dramma” con frasi del genere “Stai attento, ti farai male, sei sempre lo stesso, non ti si può lasciare da solo…“, il bambino, per paura di deludervi, cercherà di incarnare quelle che crede e sente essere le vostre attese, oppure lo farà per sfida se prova rabbia contro di voi. Quindi, stiamogli vicino ammirando le sue prodezze, persino incoraggiandolo, ma facendogli vedere che si può partire da più basso in funzione della sua età e dei suoi mezzi.
Il bambino, così, crescerà con sicurezza e ve ne sarà riconoscente.
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