Riprendiamo, oggi, l’argomento iniziato lunedì scorso ed approfondiamo il tema della gestione del tempo.
- Cerchiamo di non essere sempre interconnessi.
Nel fare molto e nel fare troppo, nel voler essere su tutti i fronti e risolvere i problemi di tutti, finisce che siamo spesso interrotti nelle nostre attività ed il nostro sogno di poter portare a termine un’azione iniziata finisce in fumo, generando una rabbia che consuma la nostra energia e viene spesso catapultata su chi non ha nulla a che fare con i nostri problemi!
Il “multitasking“ è senza dubbio legato alle necessità della vita odierna ma se di colpa dobbiamo parlare, la possiamo dare sopratutto a noi stessi.
Ci sono persone che annegano volontariamente in un mare di attività, l’azione diventa una droga, se non addirittura un suicidio, pur di vivere nel presente senza pensare al futuro. Anzi, con la paura dello sconosciuto. Queste persone, in realtà ansiose, bulimiche a modo loro, pensano di fare il doppio degli altri, ma succede il contrario: le energie si disperdono e per voler fare troppo non fanno niente fino in fondo.
E’ interessante rammentare la legge dell’economista svedese Carlson che dice: “Occorrono tre minuti di concentrazione quando si inizia un’azione. Ogni interruzione costa questo lasso di tempo”. La distrazione, dunque, costa troppo cara!
Come fare?
Bisogna passare dalla policronicità alla monocronicità, ossia smettere di fare tante cose in contemporanea per concentrarsi su una cosa alla volta da svolgere in sequenza.
Concentriamoci al 100% su quello che stiamo facendo o che abbiamo scelto di fare; mettiamoci tutto l’impegno possibile eliminando ogni forma di distrazione (cellulare, cuffie o altro). In tal modo si limiterà l’effetto Zeigarnik. Questo è il nome di una psicologa lituana che ha messo in evidenza, con ricerche e studi approfonditi, il fatto che si memorizzino di più le azioni che restano incompiute rispetto ai compiti portati a termine. Per battere la procrastinazione, bisogna.. iniziare a fare. Sembra una cosa lapalissiana, ma spesso dico che solo buttandoci in acqua scopriremo se sappiamo nuotare. Non ci dobbiamo mai sentire in colpa e non è mai troppo tardi per provare ed avremo, allo stesso tempo, una prova concreta delle nostre capacità.
- Superiamo la nostra paura di anticipare
La domanda mi viene spesso posta dagli studenti che chiedono come mai si trovano sempre ad aspettare l’ultimo momento per studiare pur avendo avuto tempo in precedenza ed essendo consci della necessità di dover aprire i libri tempestivamente. La tendenza a procrastinare è legata alla difficoltà nell’individuare ciò che cercano di evitare, contrariamente a ciò che avviene per i fobici, assaliti perennemente dalla presenza degli oggetti negativi. In realtà, la sensazione di adrenalina che si prova nel concentrare lo sforzo massimo in poco tempo fa sentire vive ed anche particolarmente dotate queste persone, perché il più delle volte ottengono ottimi risultati! Questo, però, avviene a livello inconscio, perché in realtà vorrebbero veramente avere un approccio diverso al tempo. Anzi, per essere più precisi, dovrei distinguere il procrastinatore rilassato da quello angosciato. Quello rilassato si è fatto, in realtà, un programma sulla base di una certa fiducia in se stesso. L’altro, invece, è divorato dall’ansia, si sente incapace di pensare nel futuro, troppo intimorito dal rischio di fallire, dallo stress che lo aspetta o dalla sensazione di non valere niente. Tutte queste emozioni lo portano ad avere un atteggiamento infantile di fuga invece di prendere in mano la situazione. Vive nel presente e trova solo all’ultimo momento l’energia per affrontare il compito. Che cosa è successo nel frattempo? Ce lo spiega la famosa legge di Parkinson secondo la quale “il lavoro si espande fino ad occupare tutto il tempo disponibile. Più è il tempo e più il lavoro sembra importante e impegnativo“. La reazione di fuga è quella di riempire il tempo con altre attività non correlate al progetto importante. E’ un atteggiamento riempitivo che colma il vuoto nel tentativo inconscio di bloccare l’ansia.
Come reagire?
Molti rifiutano di fare progetti, di buttarsi in avanti, convinti che tutto puossa cambiare da un momento all’altro. E’ vero, in un certo senso, ma tale credenza paralizza la persona, la rende totalmente passiva, dando un potere incredibile a tutto tranne che a se stessa. Occorre, quindi, fare in modo di recuperare la fiducia in se stesso, sviluppare la convinzione che comunque la vita è nostra e che la possiamo determinare in gran parte. Ne consegue lo schema classico dell’azione, sapere tagliare in sequenze l’impegno per renderlo meno spaventoso, preparare dei piani e persino anticipare la delusione in caso di fallimento. Essere pronti a tutto dopo aver comunque agito.
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