Qualche giorno fa, una paziente che va regolarmente in crisi nel periodo natalizio mi ha chiesto: “Come posso sopravvivere all’incubo della cena di Natale?”. Aggiungendo anche che per lei (come per molte persone, ndr) tutto il mese di dicembre è un vero calvario!
Se, ufficialmente, a Natale si celebra l’Amore, l’unione, la famiglia, il fatto di sentirsi costretti a ritrovarsi davanti facce spesso poco simpatiche o a condividere in modo ipocrita una pseudo allegria condita da tensioni latenti può generare una vera e propria nevrosi con effetti che a volte sono sorprendenti ed inattesi.
Vediamo alcuni esempi di situazioni abbastanza diffuse.
Il brontolone di turno critica la “dissolutezza”
Il nostro guastafeste ci tormenta su tutto, rammentandoci la cruda realtà dei senza tetto, della fame in Africa e della povertà in India. Abbastanza per farci andare di traverso la tartina al salmone. Si potrebbe, però, cogliere in tutto questo l’aspetto positivo: questa persona, con la sua aria da giustiziere, evidenzia quanto ritenga odiosa l’ipocrisia e punta sulla sua buona coscienza e la sua integrità per controbilanciare la situazione di spreco. Cerca, in sostanza, di scuotere le persone facendo cadere le maschere.
Come affrontare questa situazione? Occorre dire sinceramente a questa persona che riconosciamo il suo animo generoso e possiamo anche ringraziarla per il fatto di ricordarci che alcuni non sono fortunati come noi nel poter gioire del Natale. Se insiste, però, meglio chiedergli gentilmente di spegnere il suo prodigioso senso morale almeno per qualche ora. Evitiamo di rendere triste la nonna che ha dipinto le palle dell’albero o il nonno che si è dato da fare per meccanizzare il presepe. Mettiamolo di fronte alla contraddizione, dato che è seduto a tavola anche lui a “sprecare” con noi. Sottolineiamo che la sua preoccupazione in quel momento non modifica per niente la situazione nel Sahel e che quindi la sua crociata è perfettamente inutile…
La sindrome “Festen”: si spiattellano i segreti di famiglia
Senza arrivare alla situazione del film danese del 1998, Festa in famiglia, nel quale il figlio rivela a tutta la famiglia riunita le tendenze incestuose del padre, Natale può essere terreno fertile per le confessioni e le rivelazioni. In un’atmosfera familiare surriscaldata e con l’aiuto delle bollicine, ecco il primogenito che si lamenta di essere stato considerato e trattato da brutto anatroccolo mentre mamma fa un “bad trip” confessando che non ha mai amato veramente papà… Ed ecco l’indigestione!
Il questo caso, l’ideale è agire da tampone. Meglio prendere da parte la persona “a rischio confessione”, proponendole di parlare di certi argomenti in un altro contesto, pur riconoscendo la sua sofferenza ed il fatto di non aver ancora metabolizzato queste differenze. In tal modo, ascoltiamo la sua richiesta di aiuto ma le diamo tempo per aprire più avanti il suo vaso di Pandora. Ciò che conta è bloccare immediatamente questa reazione inaccettabile: anche se Natale è un momento propizio per le regressioni, questo tipo di reazione è troppo infantile. Di tutto ciò bisogna parlare in disparte, ricordando all’interessato che almeno questo dovrebbe essere un momento di tregua. Nessuno ha il diritto di prendere la Festa in ostaggio per sistemare dei contenziosi.
Le lacerazioni delle famiglie ricomposte
Questa realtà, ormai all’ordine del giorno, necessiterebbe un’intera serie di post espressamente dedicati.
Il Natale è la festa familiare per definizione: il proverbiale “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” riapre spesso, però, le ferite dei bimbi che vivono a cavallo tra due famiglie. Questi rimpiangono più che mai il paradiso perduto, il tempo in cui vivevano con i due genitori riuniti. Per loro non è evidente dover dividere questo momento magico non solo con un adulto nuovo che fa coppia con il genitore, ma spesso anche con un fratellastro o una sorellastra.
E’ fondamentale, in questi casi, dedicarsi all’ascolto dei bambini. Fino a 8-10 anni, saranno i genitori a mettersi d’accordo e a decidere dove e con chi i bambini passeranno le feste. Chiedere a loro di scegliere significa trascinarli in conflitti tra adulti e creare in loro un’ansia indicibile. E’ sempre meglio evitare di festeggiare Natale nell’ipocrisia della coppia genitoriale con il pretesto che i bambini abbiano bisogno di ambedue “come una volta”. Non è assolutamente vero! La realtà è cambiata e non dobbiamo creare un’illusione.
Nel quadro della famiglia ricomposta è molto importante spiegare il perché verranno “coccolati o viziati” anche i nuovi bambini, perché ognuno ha il suo posto nella nuova famiglia e non ci deve essere ingiustizia.
Facciamo quindi in modo di smorzare qualsiasi malcontento o rabbia più o meno latente non solo per la forma, per non guastare la Festa di Natale trasformandola in un calvario ma anche per la sensibilità di tutti, grandi o piccoli che siano.
Credenti o non credenti percepiscono la magia del Natale come un momento di Amore. Facciamo che sia Natale tutti i giorni dell’anno ed evitiamo di dimenticare l’Amore proprio il giorno di Natale!
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