Come preannunciato, oggi torniamo sull’argomento affrontato nell’ultimo post, cioè la ricerca dell’equilibrio interiore.

Una mia collega nord africana ha basato la sua ricerca sul fatto di “non avere paura di cadere”.

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Il suo percorso è disseminato di tante rotture non sempre drammatiche, perché spesso scelte da lei. L’immigrazione, il cambio di studi, situazioni che hanno comunque sempre comportato l’assunzione di rischi. Ha avuto la forza di abbattere degli ostacoli per poi rialzarsi, convinta che la chiave del suo equilibrio fosse proprio nella non paura di cadere. Precisiamo che questo concetto si può benissimo generalizzare ed estendere ad altri campi, in particolare in quello sportivo. La paura fa cadere! E poi, chi non è caduto imparando a camminare o ad andare in bicicletta, chi non si è mai trovato in difficoltà di fronte ad un superiore, ad una decisione da prendere? Amare il rischio, buttarsi per verificare i nostri mezzi, fare tesoro delle difficoltà superate e dei nostri successi… la vita è tutta una lezione! Il problema è che siamo in una società che si vorrebbe impostata sulla perfezione… ma ne siamo ben lontani. Si ha sempre paura di fallire, paura dei giudizi, di essere inferiori, inadeguati. Si cerca di tenere tutto sotto controllo e questo è veramente snervante, frutto di frustrazioni e di stress. Non si è mai perfetti per definizione… ed io aggiungo “per fortuna”, perché è in questo progredire che risiede lo slancio vitale. Si deve andare avanti con i propri difetti riconosciuti, accettati ma con il desiderio di smussarli.

Perciò, non esitiamo a chiedere consiglio e ad essere anche esigenti per la risposta. Se non siamo accontentati, bussiamo ad un’altra porta. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per superare le nostre mancanze. Questa modestia ci pone in posizione di costruzione del sé attraverso l’altro e non di sfida o di competitività. Ognuno di noi ha un suo ruolo da giocare senza paura dell’altro.

Un altro psicoterapeuta ha sottolineato che, per lui, l’importante era di “ essere cosciente della sua vita”.

Secondo lui, è necessario sentirsi avvolti da una certa spiritualità. In ognuno dei nostri interlocutori si può trovare una scintilla magica e questa scoperta è di grande aiuto. Le difficoltà che incontriamo quotidianamente ci fanno capire che la vita non si piega ai nostri desideri immediati e che ci tocca sviluppare da noi stessi i nostri percorsi per accedere al successo. Quando prendiamo coscienza della nostra vita, tutto prende un sapore particolare.

Per fare questo, occorre rallentare il ritmo, non voler fare tutto subito o più cose contemporaneamente e saper prendere delle pause. L’ideale sarebbe di soffermarsi tre volte al giorno, in modo comodo, per concentrarsi sulle emozioni negative e positive provate in quel momento. L’attenzione va anche alla respirazione, il tutto non dura più di tre minuti. Niente di più semplice, quindi, per essere presenti a se stessi e quindi sentirsi vivi e sereni.