La scorsa settimana abbiamo iniziato ad analizzare quali siano i possibili scenari che si celano dietro ad un bambino che si fa continuamente male ed abbiamo presentato alcune ipotesi. Oggi completiamo il percorso analizzandone altre due.
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Non risulta sempre facile parlare “davvero” con i nostri figli di argomenti seri ed impegnativi. A volte ci blocchiamo di fronte a certe domande, non trovando le parole giuste o non sapendo fino a che punto approfondire l’argomento.
Questo ci porta immediatamente alla prima regola, essere autentici: i bambini (o ragazzi) percepiscono benissimo il nostro imbarazzo! Rimaniamo noi stessi ed al limite esplicitiamo la nostra difficoltà.
La settimana scorsa abbiamo iniziato a parlare dei motivi per cui il massaggio aiuta il bèbè (e non solo) a crescere (se avete perso il post potete leggerlo QUI).
Abbiamo detto della sua importanza per fare abituare il neonato ad un ambiente nuovo, per favorire il legame madre-figlio e per permettergli di iniziare a capire il proprio corpo. Come promesso, oggi vedremo altre due buone ragioni per intensificare questa importante forma di contatto ed anche… qualche consiglio aggiuntivo.
Un genitore tende a parlare facilmente dei propri figli con gli amici, anche in presenza dei bambini, spesso sottolineando qualche difettuccio adorabile che avevano quando erano ancora più piccoli; ad esempio, il modo di parlare “cinese” mettendo la L al posto della R o il tenero rossore delle guance quando si sono trovati di fronte ad un estraneo. A volte, però, i bambini si mettono a piangere o comunque mostrano di non accettare questa benevola presa in giro.
Pensate allora che i bambini non abbiano il senso dell’umorismo.
La settimana scorsa abbiamo parlato dei bambini che si offendono facilmente: oggi vi presento una situazione molto comune nella vita quotidiana.
Quante volte i bambini chiedono agli adulti di giocare con loro alle carte o ad altri giochi di società. Più piccolo è il bambino, più l’adulto tende sistematicamente a farlo vincere.
Non credo che questa sia la soluzione giusta per rafforzare la sua autostima e ciò per due motivi: il bambino che non sa perdere al gioco si arrabbierà con se stesso e con gli altri quando perderà giocando con suoi coetanei; inoltre, se il muro è troppo basso da saltare non si sviluppa il piacere dello sforzo da compiere per superare l’ostacolo.
Come specialista dell’infanzia e dell’adolescenza, cercherò di presentare argomenti che mi vengono frequentemente sottoposti in studio o durante gli incontri con i genitori in modo da suggerirvi dei consigli sulla base di chiavi di lettura che non sono sempre immediate.
Prendiamo ad esempio il caso del bambino che si offende troppo facilmente.
Ricordiamo che il “per un niente” è il nostro punto di vista: cerchiamo di capire, invece, cosa si nasconde nella testa del bambino quando non accetta di perdere al gioco (questo vale anche per gli adulti… rimasti bambini), non tollera un rifiuto o di passare dopo gli altri e non per primo, ecc.