Oggi voglio trattare le dinamiche relative alla morte di un genitore. L’argomento è difficile da trattare, è triste e purtroppo so che toccherà molti di voi lettori, che magari avete vissuto questa esperienza o la state vivendo.
Dopo un lungo periodo di assenza, riprendo il nostro dialogo mediante questo blog e lo faccio introducendo alcune situazioni purtroppo molto frequenti e dolorose per le famiglie.
Una domanda che molto frequentemente mi viene posta dai pazienti è la seguente: “Ci stiamo separando, come lo spiego ai miei figli?“.
“Sono incinta da quattro mesi e non sopporto più che mio marito mi tocchi. E’ normale? La gravidanza può far calare il desiderio sessuale?”.
Questa domanda viene fatta spesso o durante la gravidanza o, in alternativa, dopo, come tentativo di giustificare il motivo per il quale non ci siano più rapporti intimi da quando si è saputo della gravidanza. Situazione che rischia di protrarsi ben oltre i canonici 9 mesi e di durare…anni!
Proseguiamo con i post a tema natalizio ed affrontiamo un problema non banale da spiegare ai figli: chi è Babbo Natale?
I bambini stanno scrivendo le loro letterine, i genitori li portano a meravigliarsi (per non dire a scegliere) nei reparti giocattoli, ed ecco spuntare cioccolate, caramelle, zuccherini e travestimenti vari da Babbo Natale. Che, in fin dei conti, spesso diventa un alleato dei genitori, che ricorrono a lui tirandolo in ballo per minacce in caso di comportamenti maleducati o brutti voti, o promesse di regali…
Non esiste certamente una risposta categorica alla domanda che tanti genitori si pongono sull’opportunità o meno di lasciare che i propri figli credano in Babbo Natale.
E’ una questione apparentemente futile, ma che non deve essere presa alla leggera,. E porto a testimonianza testimoni alcuni esempi che mi sono stati sottoposti durante la consultazione.
Cominciamo la settimana tornando su un argomento che abbiamo già iniziato a trattare nelle settimane precedenti parlando della scelta degli amici e di quella di interrompere gli studi; torniamo, dunque, sulla comparsa di certi atteggiamenti o comportamenti del nostro adolescente che ci rendono difficile riconoscerlo come lo stesso individuo che, bambino, cullavamo tra le nostre braccia. In sostanza, ci poniamo di fronte al problema che, ci piaccia o meno, i figli cambiano.
Qualche giorno fa abbiamo iniziato ad affrontare il problema del cambiamento dei nostri ragazzi con l’inizio dell’adolescenza ed oggi proseguiamo affrontandone altri aspetti. Perché può arrivare un momento in cui pensiamo che la convinzione di averli educati con certi principi, con valori tramandati da generazioni sia stata solo un’illusione, poiché li vediamo prendere una strada ben diversa da quella sognata da noi. a molti è capitato, quindi, di chiedersi: “Ma quello è proprio mio figlio?“. D’altra parte, accettare il cambiamento del nostro adolescente non è la cosa più facile di questo mondo.
I futuri genitori sono al settimo cielo, ma quando in famiglia sta per arrivare un fratellastro, è importante rassicurare il bambino, spesso sconvolto da questa notizia. Se tutta la famiglia lo saprà accompagnare nell’affrontare questa prova, potrà scoprire che ha tutto da guadagnarci.
La parola “fratellastro” o “sorellastra” ha un qualcosa di peggiorativo che mi ha sempre urtata. Preferisco quella francese che suona come “semi-fratello” o “semi-sorella”, perché corrisponde in modo preciso alla realtà. In ogni caso (e per fortuna), quando la famiglia viene ricomposta, si tende a parlare semplicemente di fratelli e sorelle senza far distinzione.
Partiamo da un presupposto prima di dare qualche consiglio ai genitori in merito al look dei loro ragazzi.
Nell’adolescenza, il corpo si trasforma molto velocemente, non permettendo loro di assimilare un sempre nuovo schema corporeo. Non distinguono perfettamente i limiti del loro fisico… e diventano spesso addirittura maldestri come i piccoli. I genitori li sgridano dicendo “Hai la testa in aria”, “Chi sa dove hai la testa”, “Stai più attento a quello che fai”, ecc… ma in realtà li dovrebbero accompagnare con comprensione e (magari) humour in questa loro evoluzione. Se il ragazzo rovescia l’acqua, può voler dire che non ha ancora preso coscienza della sua forza nel versarla o delle nuove misure del braccio!
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